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mercredi 2 mai 2012

Guardare alla realtà delle cose

Giorno dopo giorno, giungono notizie che fanno capire che l'attuale sistema economico che ci circonda non è solo in crisi, bensì profondamente ammalato.
 
Porto alcuni esempi, peraltro poco noti, più avanti.
 
Ma prima, per essere "positivo" (come dicono i seguaci della cultura manageriale), vorrei richiamare l'attenzione su una iniziativa significativa che mostra come anche singoli individui possono dare un contributo fattivo per un mondo migliore (fonte: Milano Cronaca, pagina 6, di Il Giornale del 30 aprile 2012). Una coppia lombarda, Gigi Brandazza e Paola Bertini, ha messo su un club, Il Buon Gustaio, nella propria villetta con giardino a Rivolta d'Adda, piccolo borgo della cintura milanese. Spiega la signora appassionata di buona cucina: "...organizziamo cene su prenotazione che possono ospitare fino a 45 commensali... Il club trattiene soltanto i costi vivi delle spesa, tutto il resto viene messo a bilancio per i progetti nel Niger" (soprattutto per la costruzione di pozzi per l'acqua potabile). Un successo grazie alle doti culinarie della chef e anche al passaparola. Si capisce che il sito internet del club è uno strumento importante che però da solo non basta....
 
Aspetto, questo ultimo, sicuramente da tener presente se si pensa ai tanti progetti, spesso molto validi, che nascono un po' come funghi dalle nostre parti ma poi non emergono per mancanza di visibilità e perché la comunicazione non funziona a dovere. In un prossimo messaggio, accennerò ad alcuni progetti che aspettano solo di essere attivati a livello locale. Naturalmente si tratta solo di piccole gocce d'acqua, comunque utili, rispetto a certe situazioni davvero sconvolgenti, quali.....
 
Primo esempio - Gran Bretagna, Londra: in quella città, certamente non del terzo mondo, esiste un quartiere, Tottenham (non è solo il nome della squadra di calcio!), dove convivono 113 etnie diverse, con quota di disoccupazione alla spagnola, in cui il 75% (ripeto: settantacinque) della popolazione dipende dal cosiddetto aiuto sociale (Fonte: Arte, canale televisivo franco-tedesco del 10 marzo 2012). All'occhio del telespettatore,  la zona abitativa non sembrava neanche tanto brutta, però i notabili locali sono preoccupati dalla troppa violenza. Evidentemente il meccanismo della "redistribuzione" (toccasana per molti), ammesso che funzioni, genera malcontento, frustrazione, recrudescenza di sbandati che non sanno come occupare la giornata.
 
Secondo esempio - Berlino (capitale di quello Stato da prendere come esempio secondo molti ammiratori del governo Monti): già in precedenza avevo sentito dire che anche lì ci sono anomalie e storture di vario genere. Ebbene, due mesi fa, su un canale tedesco c'era un dibattito fra un gruppo di politici ed economisti attorno ad una ragazza sui 25 anni in causa con il proprio datore di lavoro che la paga appena 3 euro all'ora. Che storia è questa? mi son detto, e sono andato a guardare dati di pubblico dominio su internet. Ecco qualche informazione: Esiste un'apposita legge germanica, cito solo la sigla AEntG, del 20.04.2009, in base alla quale sono diventati obbligatori alcuni minimi tariffari per determinate categorie. Il salario orario più alto che vi si trova è quello per i lavoratori dell'edilizia, 12,95 euro, invece solo 8.50 per coloro che lavorano nella sanità.... Chi sa se troveranno un alloggio a Berlino con questi guadagni... 
Come mai dicono che la Germania sia un modello da seguire? Forse perché molti politici ed opinionisti ragionano solo in funzione di insipienti indicatori statistici. E anche perché quella sedicente scienza chiamata economia ancora non riesce ad assolvere al suo compito basilare (direi unico): far sì che tutti (o quasi) abbiano un minimo di benessere materiale; il che presuppone che i meno privilegiati siano in grado di relazionarsi con gli altri ... attraverso meccanismi di comunicazione tutti da ripensare
 
Terzo esempio la Svizzera; nel Paese dell'ordine e della precisione per antonomasia, gli assurdi stanno diventando davvero tanti (tendenza recente quindi preoccupante).
Ne cito solo tre a caso.
1° Incredibili favori (esoneri fiscali) a multinazionali del trading (commercio) delle materie prime, che per anni non pagheranno imposte, ma in compenso assumono dirigenti e dipendenti superpagati; loro sì che pagano le tasse ma prendono casa in Svizzera, contribuendo così al rialzo dei prezzi immobiliari... a scapito dei tanti working poor indigeni, oltre il 10% della popolazione attiva (pochi giorni fa è stato detto al telegiornale della Svizzera francese che il numero uno della prima società elvetica, che opera appunto nel settore delle materie prime, aveva guadagnato 100 milioni nel 2011, l'equivalente di oltre 80 milioni di euro).
2° caso: l'incredibile dichiarazione, sentita recentemente al telegiornale ticinese, dalla bocca di un politico, presidente della locale banca cantonale: Il nostro istituto intende spingere l'attività di private banking (= consulenza ai ricchi che vogliono diventare ancora più ricchi), la quale non comporta alcun rischio per la banca ma "rende" in termini di commissioni. Certo che c'è da mettersi le mani nei capelli sapendo che, nella benedetta Elvezia, esistono già un'infinità di altre banche specializzate nella consulenza ai wealthy individuals; che, inoltre, per statuto e per tradizione, il ruolo primario di ogni banca cantonale è lo sviluppo del territorio. Se il settore bancario tentenna troppo di fronte al fattore rischio (che pure è l’essenza della dinamica capitalistica), a chi toccherà finanziare le aziende, che hanno bisogno di liquidità per crescere, e le famiglie che vogliono comprarsi la casa? Fatto sta che anche le banche svizzere hanno cominciato a tirare i remi in barca. Di questi tempi non creano più nuovi posti di lavoro (detto dalla Neue Zürcher Zeitung del 10 aprile 2012)… ma questa è la prassi seguita ormai da tempo da molte multinazionali di altri settori.
3° caso: quello più clamoroso, proprio di questi giorni: Merck Serono di Ginevra. All'origine della storia una favolosa operazione finanziaria realizzata da Ernesto Bertarelli, un imprenditore italiano naturalizzato svizzero, che, nel 2007, vendette la sua industria farmaceutica per 14 miliardi di euro, una cifra definita come pazzesca da una fonte di riferimento insospettabile quale Infoinsubria (comunicazione del 25 aprile scorso. Tanto per fare un confronto che non regge del tutto, l’entità del taglio alle spese dello Stato, attualmente previsto dal governo Monti, sarebbe di 4,2 miliardi). Solo che ora la multinazionale tedesca, che aveva comprato l’azienda nel 2007, ha deciso la chiusura della sede centrale svizzera con la conseguente cancellazione di "1250 impieghi in un’azienda i cui successi economici e sul mercato dei farmaci di punta sono ineccepibili" (stando alla comunicazione del 25 aprile). Da quello che si sente dire in giro, il settore farmaceutico svizzero sta un po’ soffrendo di fronte alla concorrenza (commento qualunquista: "per forza, con i prezzi dei loro medicinali!").
 
Morale della favola? Oggi come oggi, la coscienza collettiva dell’opinione pubblica (senso civico in tutte le sue sfaccettature) è un sentimento ancora troppo debole per poter contrastare la prepotenza e i continui eccessi degli interessi di parte. Inoltre, l’egocentrismo auto-referenziale dei poteri forti inibisce ogni tentativo di creatività fuori dagli schemi.
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Le notizie dalla “serafica Svizzera” sono inviate periodicamente a vari amici, conoscenti e corrispondenti, circa ottanta nominativi sparsi in Italia e nel Canton Ticino. Chi non le vuol più ricevere può mandare due righe ammrams@bluewin.ch ; il suo nominativo sarà cancellato dall’elenco dei destinatari. Viceversa, chi vi trova qualche spunto utile le può girare ad altri, se credeNaturalmente, ogni testimonianza vostra è sempre gradita.
 
Un caro saluto da
Max

lundi 26 mars 2012

Le leggi o la Legge?


Non è illusorio pensare di poter cambiare il mondo (in meglio) a colpi di continui ritocchi legislativi, provvedimenti vari o attraverso improbabili "riforme"?
Domanda retorica ma che sorge spontanea sentendo ed osservando gli esponenti della politica e dei partiti, giorno dopo giorno. Privilegiare lo strumento normativo-istituzionale è espressione dello Stato di diritto....
....ma l'attenzione che richiede l'applicazione di tante regole contingenti ha un effetto perverso sull'operato dei moltissimi addetti ai lavori: far dimenticare quei pochi principi basilari che, in situazioni e momenti del tutto diversi, tutti i Grandi della passata storia dell'uomo hanno definiti essenziali.
 
Sono andato a rileggermi alcune pagine di un manuale di filosofia ad uso dei liceali, di molti anni fa, scritto in francese [*]. Ne traduco liberamente un breve passo:
"...In Paesi diversi ed in epoche differenti, sono emersi alcuni riformatori morali che hanno contrapposto alle tradizioni delle loro società un ideale più puro, più alto, più umano, rivolto a tutti gli uomini indistintamente... Confrontando i messaggi di questi istruttori morali, ci si accorge che sono stranamente simili... Tutti, Buddha, Confucio, Socrate, Gesù Cristo raccomandano la carità, la giustizia, la temperanza (moderazione nelle passioni), il disinteressamento, la lealtà. Al di sopra delle leggi elaborate dalla società, al di sopra delle consuetudini rette dall'abitudine, si richiamano, come l'Antigone di Sofocle, alle leggi non scritte...." [*] Maurice Gex - Initiation à la philosophie, Losanna, 1946
Ecco ora il passo dell'Antigone di Sofocle in questione, nella famosa traduzione italiana di Felice Bellotti (1786-1858):
Creonte. - ....................... tu rispondi,
Ma breve, a me. Quel divietante bando
Sapevi?
Antigone. - Sì; come ignorarlo? A tutti
Era palese.
Creonte. - E trasgredirlo osasti ?
Antigone. - Non Giove, no, né la Giustizia pia
Degl'iddii di sotterra eran di quello
Promulgatori; e i bandi tuoi non tanta
Aver forza io stimai, che tu mortale
Superar possa e soprafar de' numi
L'alte, non scritte ed inconcusse leggi.
Queste non d'oggi e non da ier, ma sempre
Furono e sono......
Si sa che fece una brutta fine l’Antigone di Sofocle, che, sfidando il potere, si era permessa di anteporre la legge divina alle leggi umane.

Ma oggi, a distanza di oltre 25 secoli dai tempi della tragedia greca, hanno davvero trovato applicazione concreta gli antichi richiami alla morale suprema, prima fra tutti l’imperativo, cattolico ma non solo, “AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO”?

Purtroppo la realtà è deludente. Nonostante le tante leggi ed istituzioni, le condizioni di vita di molti sono precarie.
I benpensanti tendono a minimizzare. Dicono che ci vuole pazienza, che sono stati fatti tanti progressi, che rispetto al passato ilbicchiere è mezzo pieno, non mezzo vuoto.
Ma basteranno tali “ragionevoli ragionamenti” a tener tranquilli i giovani che non trovano lavoro, i vecchi che non lo ritrovano, gli esclusi scivolati giù dal binario della competitività fine a se stessa, i quali, nel migliore dei casi, avranno il pane e un tetto, ma non la dignità?
E poi, guardando fuori dall’Europa, verso i territori africani della disperazione chiamati Somalia, Dalfour, Congo, Niger, Mali, ecc., con popolazioni ridotte ad uno stato di perenne attesa di “qualche cosa di meglio”, oppure verso la Siria, non si può che prendere atto del fallimento della cosiddetta Comunità internazionale… inibita da troppi vincoli (tra i quali l’inviolabilità della sovranità nazionale di regimi disumani e la tutela di interessi commerciali).

Evidentemente servono nuove vie. Sicuramente percorribili anche se molto in salita. In modo da dare spazio e visibilità alle iniziative utili, che non emergono dalle acque dell’oceano internet! In particolare, gli enti pubblici, che dispongono sempre di un proprio portale, vi potrebbero aprire apposite finestre informative per segnalare i progetti innovativi delle aziende del comprensorio, igemellaggi costruttivi con zone critiche nei Paesi in via di sviluppo o semplicemente i nominativi dei piccoli imprenditori locali che offrono un servizio vero, cioè personalizzato.
Inoltre: niente impedisce ai singoli parlamentari (stufi di esibirsi sul palcoscenico dei talk-show dove i giornalisti invitano sempre gli stessi) di darsi da fare direttamente sul terreno (in Italia lo sta facendo l’ex ministro Brambilla, molto impegnata per la tutela dellanatura e degli animali) …. Soprattutto c’è da augurarsi che i grandi della Terra trovino prima o poi, con o senza l’ONU, il modo per domare gli ignobili tiranni, sparsi per il mondo, che schiacciano i propri popoli.
Ma lo scatto decisivo per mettere in moto l'atteso processo virtuoso non può venire che da noi stessi, dai comportamenti individuali dei privilegiati della società del benessere, che sono la stragrande maggioranza dalle nostre parti. Hanno, abbiamo il dovere di rinunciare al consumismo, di curare i rapporti personali con gli altri, di non badare solamente alle faccende nostre, come facevano invece i filosofi amareggiati di altri tempi (Platone, La Repubblica, VI, 496 d-e).

Una cosa pare certa. Non si può semplicemente aspettare. Il passare del tempo non sana niente…. La vistosa crescita demografica (siamo in 7 miliardi sulla terra, eravamo in 6 nel 2000, solo in 3 nel 1960) sta rimescolando tutte le carte sul tavolo del destino. Il bicchiere non è più mezzo pieno, ma nemmeno mezzo vuoto…. Si sta semplicemente svuotando. Per tutti noi.

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Le notizie dalla “serafica Svizzera” sono inviate periodicamente a vari amici, conoscenti e corrispondenti, circa settanta nominativi sparsi in Italia e nel Canton Ticino. Chi non le vuol più ricevere può mandare due righe a mmrams@bluewin.ch ;il suo nominativo sarà cancellato dall’elenco dei destinatari. Viceversa, chi vi trova qualche spunto utile le può girare ad altri, se credeNaturalmente, ogni testimonianza vostra è sempre gradita.
 
Un caro saluto
Max

samedi 25 février 2012

L'acqua sorgente di vita


Per fortuna l'inverno sta per finire, inverno praticamente senza pioggia, qui a Mendrisio (6 km da Como, 60 km da Milano), come negli anni precedenti. "Non piove da settimane e la neve caduta non basta...", rilevava la stampa locale il 16 febbraio scorso. Nella vicina Milano è ancora peggio...
 
Viene spontaneo in mente il vecchio detto, bellissimo, "l'acqua sorgente di vita".
 
Nel 2005, le Nazioni Unite hanno intitolato così il periodo 2005-2015, dichiarato "decennio internazionale d'azione". Da allora la Giornata Mondiale dell'Acqua si tiene ogni anno il 22 marzo per focalizzare l'attenzione sull'importanza di questo bene naturale.
 
Va bene, ma cosa succederà, concretamente, il prossimo 22 marzo (2012)?. Beh, guardando in giro, mi cascano le braccia. Al Porto di Melide, nel Canton Ticino, "canteranno per l'acqua". A Firenze, il Centro Unesco propone una "performance live con la tecnica graffiti per coloro che hanno compiuto la maggiore età". A Ginevra, ci sarà una "tavola rotonda"....
 
Francamente, le persone che pensano con la propria testa non ne possono più di sentir parlare di eventi, di conferenze, di incontri a vuoto attorno ad argomenti triti e ritriti (come "privatizzare o meno"). Vorrebbero sapere cosa si fa per rimediare alla crescente scarsità di quel bene essenziale che si chiama acqua, quali sono le realizzazioni fattive, che si stanno portando avanti.
 
Per certi versi, la realtà è piuttosto sconvolgente. I deserti avanzano, inesorabilmente e ovunque, ma soprattutto nel territorio subsahariano: dal 1990, il Sahara è avanzato di 250 km verso sud.
 
Eppure, pochi lo sanno, ma nel sottosuolo desertico esistono spesso ingenti riserve di acqua (fossile, come fossili sono i giacimenti di petrolio e di carbonio). Per secoli gli uomini si sono limitati ad attingere in superficie a tali risorse (i cosiddetti acquiferi),  attraverso pozzi, soprattutto nelle oasi. Nel ventesimo secolo è iniziato un processo di sistematico sfruttamento, di per sé giusto ma spesso maldestro, che prima o poi potrebbe causarne l'irrimediabile esaurimento (poiché fossile è sinonimo di non rinnovabile).
Chi vuol saperne di più può risalire alle relative fonti internet attraverso espressioni chiave come: "Grande Fiume Fatto dall'Uomo" /"Great Man-Made River Project", "sistema acquifero del Sahara settentrionale" / "The North West Sahara Aquifer System", "Continental Intercalare","Complexe Terminale", foggara, "nappe albienne" (Nord Africa), "Ogallala Aquifer" (Nebraska, Texas, Kansa), "Sistema Acquifero Guaranì" (Argentina. Brasile, Uruguay, Paraguay), ...
 
Per fortuna, qualche segnale positivo c'è. Non tanto dal lato "istituzionale"... salvo qualche eccezione. Ad esempio ho sentito parlare dell'OSS (Sahara and Sahel Observatory), con sede a Tunisi, che conta fra i propri partner anche 5 Paesi del "Nord" (Germania, Canada, Francia, Italia, Svizzera) e quindi potrebbe forse diventare una specie di nuova sacra intesa Nord Africa/ Europa, per una migliore gestione della risorsa acqua.
 
In realtà, i segnali positivi sono legati alla capacità inventiva di quell'animale, invadente ma geniale, che si chiama uomo. ... E' purtroppo vero che, per effetto dello sfruttamento, gran parte delle purissime acque fossili sottostanti i deserti stanno diventando "salmastre", quindi non necessariamente idonee per l'irrigazione. Però è anche vero che le tecniche di "dissalazione" stanno facendo progressi.... contrariamente a quanto sentenziano coloro che non sanno vedere oltre il semplicistico binomio efficienza (tecnica) + tornaconto (economico).
 
In dieci anni i costi delle tecnologie di dissalazione sono stati dimezzati e le capacità di produzione (di acqua dolce) raddoppiategrazie alla continua ottimizzazione di un particolare processo detto di "osmosi inversa". Le compagnie all'avanguardia in questo campo sono le francesi Suez Environnement, Degrémont, Veolia, la svizzera ABB, altre ancora (anche in Italia c'è un certo fermento).... tutti nominativi che richiamano l'attenzione sull'asse Nord Africa/ Europa, citata sopra, la quale potrebbe diventare lo strumento vincente.
 
Potrà la risorsa acqua, che fa rinverdire i deserti, diventare il fulcro di un progetto entusiasmante, di cui l'umanità ha tanto bisogno?... Un progetto in grado di trascinare intere generazioni, coinvolgendole anche attivamente all'insegna del nuovo binomio vincente risorsa acqua + risorse umane.
 
Ma tutto ciò presuppone che l'attenzione dei governi non si focalizzi tutta sulla politica contingente (come l'equilibrio del bilancio dello Stato, che ormai preoccupa anche il minuscolo Canton Ticino!); e, inoltre, che i numerosi benestanti e piccoli possidenti sparsi per il mondo abbiano voglia di sostenere, ognuno a modo suo, le realizzazioni utili per la collettività vicina e lontana: superando cioè il dilagante scetticismo (cosa posso fare io?) che serve da alibi all'inerzia.
 
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Questo scritto è diretto a vari amici, conoscenti e corrispondenti, circa settanta nominativi sparsi in Italia e nel Canton Ticino. Chi non desidera più ricevere le "Notizie dalla serafica Svizzera" mi mandi pure due righe, cancellerò il suo nominativo dal mio indirizzario. Viceversa, chi vi trova qualche spunto utile le può girare ad altri, se credeNaturalmente, ogni testimonianza vostra è sempre gradita.
 
Un caro saluto
Max

mardi 24 janvier 2012

Se lo dice un bocconiano possiamo stare tranquilli...


Udite, udite....
La fine dell’Euro e la Svizzera (Fonte: Settimanale svizzero *Cooperazione”, n° 4 del 24 gennaio 2012, pagina 35)
scritto da Alfonso Tuor, Economista (leggi ritratto sotto)
"I giorni per l’euro sono contati, ma la fine della moneta unica europea nella sua attuale composizione e forma non deve preoccupare il nostro Paese (Svizzera). La perdita della tripla «a» da parte della Francia e dell’Austria, la retrocessione in Serie B dell’Italia hanno già azzoppato il Fondo Salva-Stati che doveva essere usato per ridurre i tassi di interesse italiani e spagnoli. Inoltre, il rischio di fallimento della Grecia e soprattutto il «no» tedesco ad interventi massicci della Banca centrale europea tesi a sostenere i Paesi europei in difficoltà inducono a ritenere che la fine dell’euro sia prossima. Questa eventualità non deve spaventare il nostro Paese. L’uscita della Germania dall’euro e la creazione di un nuovo marco tedesco porterà alla formazione di un’area di stabilità monetaria, della quale faranno parte anche Olanda, Finlandia, Austria e Lussemburgo. Questi Paesi decideranno di stabilire un tasso di cambio fisso tra le loro monete, cui si agganceranno anche le valute di Danimarca e Svezia. Anche il nostro Paese deciderà probabilmente di legare il franco a questa nuova area di stabilità monetaria. Per la Svizzera si aprirà la possibilità di rompere l’isolamento e di risolvere il problema delle relazioni con l’Europa. Insomma, una storia a lieto fine."

Il ritratto - Alfonso Tuor – (Fonte : Settimanale Cooperazione, n° 1 del 2 gennaio 2012, pagina 14)
Nato nel 1951 a Sorengo, si è laureato in economia politica all’Università Bocconi di Milano. Piccola curiosità: Mario Monti, oggi primo ministro italiano, sedeva nella sua commissione d’esame. Dopo gli studi, Tuor è entrato alla Radio della Svizzera italiana come redattore per le cronache, poi è stato responsabile per la redazione estera e infine responsabile dell’informazione radiofonica. All’inizio degli anni ’90 è passato al Corriere del Ticino come responsabile della redazione economica, diventando vice-direttore del giornale. Ha guidato la trasmissione «Future» a Teleticino. Nel 2010 ha lasciato il Corriere del Ticino per seguire un progetto internet in Cina, che si è già concluso. Divorziato, vive a Massagno; ha una figlia che vive a Shanghai.
Questo scritto è diretto a vari amici, conoscenti e corrispondenti, circa settanta nominativi sparsi in Italia e nel Canton Ticino. Chi non desidera più ricevere i miei messaggi mi mandi pure due righe, cancellerò il suo nominativo dal mio indirizzario. Viceversa, chi vi trova qualche spunto utile li può girare ad altri, se crede. Aggiungo inoltre: Ogni testimonianza vostra sarà gradita.
 
Un cordiale saluto
Max

mardi 17 janvier 2012

Gli imperturbabili


Nell'ambito del suo ormai lungo percorso, Melisenda, mia moglie, laureatasi alla Cattolica di Milano nel lontanissimo 1961, ha avuto modo di incrociare persone di vario "stampo". Fra le quali due perfettamente agli antipodi, chiamerò il primo Mister Sentimentale, il secondo Mister Anonimato.
Mister Sentimentale è stato il suo direttore di tesi poi si sono persi di vista, io non l'ho mai incontrato ma so che è diventato un personaggio pubblico in Italia, e, nel quotidiano su cui scrive ogni settimana, canta continuamente le lodi dell'Amore e dell'Amicizia: davvero forte e, direi, assai simpatico, da parte di qualcuno che ha ormai superato gli ottanta anni. Dai suoi scritti traspare la spinta vitale in grado di smuovere montagne.
 
Mister Anonimato che mia moglie ha conosciuto (ancora prima del nostro matrimonio a Milano nel 1970), "sul lavoro" , è anche lui un personaggio emblematico ma di tutt'altro tipo. Ha 66 anni ma non ha mai parlato di innamoramento... . Però riesce simpatico a quasi tutti coloro che lo avvicinano, ispira fiducia così, di prim'acchito. E' sempre stato servizievole, addirittura premuroso, nei confronti dell'altro.
Ma perché vedere in lui un Mister Anonimato?
Per la sua stessa ammissione. Parecchi anni fa mi disse una cosa che mi sconvolse, e cioè che all'età di 18 anni aveva capito che l'anonimato è l'unico modo di godersi una vita tranquilla, sempre, ovunque e comunque ... Giurò che sarebbe stato questo il suo modello di vita e ha mantenuto parola. Non tiene alcun archivio né cartaceo né informatico però la sua mente ha incamerato, memorizzato un'infinità di numeri, dati, fatti, notizie. Pur non avendo frequentato l'università, ha una capacità di straordinaria sintesi su molti "fenomeni" dei tempi presenti e passati. Tuttavia non scrive mai un rigo, nei blog o nelle lettere ai giornali, non ha un suo profilo su Facebook, probabilmente per non venir meno al suo giuramento di gioventù, di non mettersi mai in mostra.
 
Essendo una brava, anzi bravissima, persona, Mister Anonimato è ben consapevole degli aspetti, talvolta deleteri, del quadro socio-economico che ci avvolge... Solo che per lui essi sono tutti riconducibili all'Evoluzione, una specie di forza sovrastante l'Uomo, assolutamente non modificabile nel suo decorso. Pertanto, contrariamente ad un Sentimentale od altro Passionale, egli non si entusiasma mai di fronte ad un ipotetico progetto, pensato per cambiare il mondo... Piuttosto, scusandosi per il proprio scetticismo, è portato a ridimensionare immediatamente ogni spunto propositivo, rifacendosi all'unica dinamica, oggi (quasi) unanimamente riconosciuta, anzi ammessa, quella degli indicatori statistici.
 
La settimana scorsa, feci avere a molti destinatari della presente un'informativa, tratta da una "ufficialissima" fonte elvetica, che rilevava "che sull’insieme della popolazione svizzera, circa un decimo vive al limite del minimo esistenziale". Subito dopo, Mister Anonimato puntualizzò: "Che io ricordi è il dato medio ricorrente nei paesi più avanzati. Anzi, penso che sia una percentuale tra le più " buone "( ??? ). In Italia, ad esempio, credo proprio sia ben maggiore del 10%".
 
Tutto a posto dunque? Beh, a me scandalizza pensare che in un Paese civile, diciamo europeo, su dieci persone che posso incrociare per strada, almeno una, ma probabilmente più di una, al minimo imprevisto possa trovarsi costretta a chiedere aiuto in giro.
 
Perché vi racconto tutto ciò? Perché mi sento triste, perché mi rendo conto di essere fuori dal mondo, perché solo oggi, in tardissima età, mi sto accorgendo che la figura di Mister Anonimato, che fino a poco tempo fa avrei considerata l'eccezione, molto probabilmente è la regola. Gli imperturbabili sono la maggioranza. La gente normale dorme di notte, accetta le cose come stanno e nessuno si sente dire, come spesso capita al sottoscritto: "ma insomma tu vuoi cambiare il mondo?!".
 
Ogni tanto mi sforzo anch'io di essere ragionevole, vado a guardarmi i sacrosanti indicatori economici. Ieri ad esempio sono andato a curiosare all'interno del (tecnicamente ottimo) rapporto della Banca d'Italia del 14.12.2011 intitolato La ricchezza delle famiglie italiane poi nel Global Wealth Report 2011 del Credit Suisse Research Institute... Ma ci sono anche gli studi recentissimi sugli stipendi "mediani" (bella trovata quell'espressione) delle varie categorie di dipendenti svizzeri.
 
Ma alla fine la mia conclusione rimane sempre la stessa: Quanti divari, quanta grandissima miseria nascosta... Possibile che nessuno inventi mai niente di veramente positivo, di metodologicamente innovativo (non certo la famigerata "redistribuzione" che offende qualunque spirito libero). Possibile che nessuno abbia  voglia di fare finalmente il salto da wealth (ricchezza) a resource(risorse)?
 
Scusate se vi scoccio. Ripeto il solito ritornello delle mie precedenti lettere: Questo messaggio è diretto a vari amici, conoscenti e corrispondenti, circa settanta nominativi sparsi in Italia e nel Canton Ticino. Chi non desidera più ricevere i miei scritti mi mandi pure due righe, cancellerò il suo nominativo dal mio indirizzario. Viceversa, chi vi trova qualche spunto utile li può girare ad altri, se crede. Aggiungo inoltre: Ogni testimonianza vostra sarà gradita.
 
Un cordiale saluto
Max

mardi 10 janvier 2012

Tavolino Magico


Mercoledì scorso, qualcuno del "nostro" gruppo (cosiddetti Giovani di Spirito) mi ha segnalato l'esistenza del Tavolino Magico.
 
Poiché non ne sapevo niente, sono risalito al relativo sito internet, riportando di seguito alcuni punti (le aggiunte in rosso sono del sottoscritto).
 
Modello da seguire? Me lo dicano i residenti in Italia che ricevono questo messaggio (molti dei quali ammiratori, senza se e senza ma, dell'ordinatissima Svizzera).
 
Ecco i punti in questione:
Il Ticino, Cantone di frontiera, conosce livelli di disoccupazione e di disagio sociale sensibilmente più elevati rispetto alle altre regioni della Confederazione. Perciò la sua rete sociale offre aiuti di vario genere e, al suo interno, ben s’inserisce un progetto di distribuzione alimentare come quello di Tavolino Magico.
Dati statistici sulla situazione sociale ticinese: www.ti.ch/DFE/USTAT   (Sono MONTAGNE DI DATI, non capisco nulla,pago da bere a chi riesce a fare una sintesi utile, cioè propositiva, Max)
Anno europeo (2010) di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale: www.contrapes.ch
(…non riesco ad accedere al sito?! Forse ci si può rivolgere a christian.leoni@ti.ch tel.: +41 (0) 91 814 70 14 come risulta dal sito del Cantone => http://www4.ti.ch/fileadmin/DSS/DSP/pdf/Lancio_Conferenza_27092010.pdf)

Chi siamo (Tavolino Magico)Raccogliamo quotidianamente nella Svizzera italiana generi alimentari in esubero, tolti dal commercio, presso grossisti, dettaglianti e produttori. Consegniamo in seguito i generi alimentari offerti, da una parte, in maniera diretta e verificata a persone bisognose nei nostri Centri di distribuzione. D’altro lato, mettiamo a disposizione i generi alimentari ad enti sociali che assistono persone in difficoltà.
I nostri punti saldiDistribuiamo quanto ci è offerto. Un giorno riceviamo quantità maggiori, un altro giorno quantità minori di merce. Non acquistiamo nessun prodotto per completare il nostro assortimento. I generi alimentari che consegniamo non sostituiscono la spesa settimanale delle economie domestiche beneficiarie del nostro aiuto. Tuttavia, i prodotti da noi offerti contribuiscono ad alleviare i budget familiari troppo modesti.
La povertà in SvizzeraSi calcola che sull’insieme della popolazione svizzera, circa un decimo vive al limite del minimo esistenziale. Sono soprattutto le famiglie monoparentali, i lavoratori a reddito medio-basso (Working Poor) e quanti vantano uno scarso livello di scolarizzazione o di formazione professionale a correre maggiormente il rischio di subire ristrettezze finanziarie. Queste categorie di persone necessitano più di altre un sostegno sociale e devono quindi spesso ricorrere a prestazioni assistenziali.
I nostri beneficiari
Si trova in una situazione finanziaria difficile? È costretta a vivere con il minimo esistenziale o al di sotto di esso? Desidera ricevere settimanalmente il nostro sostegno alimentare? Si rivolga allora ad uno dei Servizi o Consultori sociali più vicini al suo domicilio (ad esempio: Cancelleria comunale, Servizio sociale comunale, Sportello LAPS, Conferenze di San Vincenzo, Organizzazioni umanitarie, ecc.). Essi verificano con lei se può ricevere l’aiuto proposto da Tavolino Magico.
Trova maggiori informazioni al riguardo nell’allegato volantino (
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Volontari
Nei nostri Centri di distribuzione sono operative soprattutto persone volontarie. A turni, esse allestiscono la merce per la distribuzione, accompagnano i beneficiari nella scelta dei prodotti e provvedono a riordinare gli spazi messi a nostra disposizione.
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I nostri fornitori di merceNumerose Ditte e individui prendono sul serio le loro responsabilità sociali e sostengono le attività di Tavolino Magico. A nome delle persone bisognose – che riusciamo grazie a loro ad aiutare – esprimiamo la nostra riconoscenza soprattutto ai fornitori di generi alimentari.
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Criteri qualitativi 
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Comarsa 
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…. diversi…
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Il Fornaio (La Fonte) - Lugano
Lidl: Arbedo, Basca, Gravesano e S. Antonino
Lati - 
Cadenazzo
Macelleria Fiori - Locarno
Manor
Balerna, Lugano, S. Antonino e Vezia
Migros Ticino
…. diversi…
Negroni - Chiasso
Newsped - Chiasso
Party Service Le Gourmet - Locarno
Prodega - 
Quartino
Puntofresco - 
Stabio
Rapelli SA 
- Stabio
Sabo 
- Manno
Shell Magrolino - Camorino
Simona Fratelli - Riazzino
ti.or / Foft - Cadenazzo
Tischlein deck dich - Winterthur
(fine citazione). Le chiese di Mendrisio e Rancate ogni primo fine settimana del mese, invitano i fedeli a portare beni di consumo in chiesa, per i poveri. Cosa che mia moglie è solita fare. Ultimamente però ci è rimasta molto male: le sue marmellate di cachi, fatte in casa, sono state rifiutate dal Sistema...
Accettano solo vasetti sigillati con data di scadenza. Stessa storia, presso altri canali esempio i vestiti (non basta che siano puliti, rammendati e stirati). Insomma, con vari pretesti (nel caso specifico l'igiene), le regole dettate dalla burocrazia di stampo statale hanno sempre più il sopravvento... spesso con la conseguenza di inibire qualsiasi iniziativa privata (poiché la gente, abituata a far sempre riferimento allo "Stato" ed alle Istituzioni, non è più capace di attivarsi spontaneamente).
 
Un cordiale saluto
Max

samedi 17 décembre 2011

2012 – Anno intergenerazionale

Le tre domande che aspettano una risposta sono:
1)     Di che cosa si tratta?
2)     Come si vive il rapporto intergenerazionale? Esiste un “problema”?
3)     Vi è qualche cosa da cambiare in proposito, all’interna della società (occidentale)?

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1.
Di che cosa si tratta? Il 2012 è stato proclamato Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni, come risulta da numerose pubblicazioni, alcune delle quali riportate nei due documenti allegati, uno europeo, l’altro svizzero (2012 – anno intergenerazionale UE.doc + 2012anno intergenerazionale, Svizzera.doc)[1].
Dai contenuti di tale documentazione appare ovvio che la tematica proposta all’attenzione del pubblico verte innanzitutto sui rapporti sociali ed interpersonali con i cosiddetti anziani, più precisamente con gli anziani fisicamente autosufficienti (in contrapposizione a quelli bisognosi di cure, più o meno continuative, di tipo medico, psicologico o paramedico). Di conseguenza le considerazioni che seguono, scritte da un 75enne, si riferiscono esclusivamente agli anziani (ancora?!) sani di corpo e di mente…

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2.
La problematica intergenerazionale – Non tutti gli anziani fisicamente autosufficienti godono anche di un’autonomia economica tale da metterli in condizione di non dover dipendere dall’aiuto di terzi (familiari o istituzioni). Pertanto, parlando di anziani, andrebbe fatta un’ulteriore distinzione fra quelli economicamente autosufficienti e quelli non (completamente) in grado di auto-sostenersi.
Purtroppo la documentazione “istituzionale” (oggetto dei due allegati, a livello europeo e svizzero) prescinde completamente da questo aspetto… Apparentemente è una scelta dei promotori che, evidentemente, intendono concentrare l’attenzione sugli anziani non condizionati da difficoltà economiche. Tuttavia, per semplice rispetto nei confronti dei meno abbienti (per usare un eufemismo), è bene almeno ricordare che esistono[2].
Come si vive il rapporto intergenerazionale? Nel corso degli ultimi mesi (2010-2011), ho avvicinato parecchie persone che non conoscevo prima, anche anziani, perché credo nella forza dei rapporti umani che nascono spontaneamente. Non mi piace la società ingessata, a compartimenti stagni, come quella dei nostri tempi; mi pare che la comunicazione diretta fra comuni mortali sia l’unica via per giungere ad una realtà più viva, più “dinamica”, a vasi comunicanti. Pertanto le considerazioni che seguono sono basate prevalentemente sull’osservazione dei fatti, in particolare sui miei recenti contatti con altre persone[3].
Forse il denominatore comune a molte zone dell’Europa (Canton Ticino, Svizzera, Italia centro settentrionale) è la spaccatura esistente fra il mondo dei vecchi (in età di pensione) e quello dei giovani (30-50enni, tralasciando i giovanissimi per non complicare il discorso).
Tento una descrizione un po’ caricaturale. I vecchi sono come sospesi nel vuoto, guardano; i giovani sono intrappolati nel reticolato degli infiniti impegni quotidiani. E’ una spaccatura di tipo mentale nel senso che la mente dei giovani è completamente assorbita dalle contingenze ed incombenze di ogni giorno, mentre quella dei vecchi è costantemente in attesa di qualche cosa. Detto così sembra un’evidenza, “è un fatto generazionale”, dirà il solito saputello, “è sempre stato così”… Invece no, nella società patriarcale, di stampo contadino, prevalente fino a sessanta anni fa, entrambe i nuclei (vecchi e giovani) erano tutt’uno, vivevano sotto lo stesso tetto, ognuno con il proprio compito operativo.
Dovendo azzardare una metafora, direi che il rapporto intergenerazionale mi fa venire in mente l’acquario di casa, con alcuni organismi immobili (lumache d’acqua, conchiglie?), aggrappati al vetro, oppure sospesi, mentre tutti i pesciolini sono in continuo movimento, avanti indietro, in modo un po’ spasmodico.
Ovviamente gli organismi immobili sono gli anziani, i pesciolini in continuo movimento sono i giovani (di solito con famiglia). Ora, questi due gruppi come vivono il loro reciproco rapporto? …. Ma esiste davvero un rapporto? Nella stragrande maggioranza dei casi sì, il che non vuol dire che sia buono, semplicemente esiste per il solo fatto che, statisticamente, quasi tutti gli anziani hanno discendenti, generalmente diretti. Certo, può succedere che il rapporto sia solo nominale, inattivo o disattivato.
Sto pensando a quattro casi di anziani, relativamente benestanti, del Mendrisiotto: un anziano musicista, temo ormai deceduto, che aveva quattro figli che non vedeva mai. Un altro, ex-bancario morto un anno fa, anche lui con quattro figli ma era rimasto in relazione con una sola figlia. Una signora con un solo figlio che da un giorno all’altro ha tagliato i ponti con la madre. Un’altra signora che non incontra quasi mai l’unica figlia. Situazioni spiacevoli, ma probabilmente sarebbe del tutto sterile cercarne le cause. Ogni caso è diverso dall’altro, peraltro non rientra sicuramente nelle finalità del progetto europeo anno 2012.
Importante piuttosto, anche agli effetti del progetto europeo, domandarsi quali sono i fattori soggettivi che influenzano l’andamento dei rapporti fra nonni e figli adulti (di solito con prole), nel bene o nel male. Forse conviene rifarsi all’immagine dell’anziano sospeso, in attesa che succeda qualche cosa. Ricordo mio padre che, quando noi figli uscivamo per andare a sciare, raccomandava: “non tornate dopo le cinque” (non capendo che le giornate di sci finiscono proprio a quell’ora e che poi ci vuole il tempo necessario per tornare in macchina); più vicino nei miei ricordi mi è sempre rimasta impressa anche la frase di una nonna, al termine di un pranzo alla vigilia delle nozze dell’unico nipote (con il quale conviveva); alla domanda su cosa era previsto per il dopo cena rispose:  “adesso aspettiamo di sentire cosa decide Luca (il nipote che non era presente al pranzo della vigilia)”. Esempio abbastanza emblematico di come alcuni anziani, perfettamente autosufficienti, tendono a muoversi in funzione di cosa fa o non fa il figlio, rinunciando, in un certo senso, per affetto ma forse anche per pigrizia mentale, a parte della loro autonomia decisionale…. con il rischio di accelerare il proprio processo di invecchiamento.
Secondo l’antica tradizione che impone ai figli adulti di rispettare in modo incondizionato i genitori, aiutandoli all’occorrenza, dovrebbe competere sempre alla generazione dei 30-50enni il fare il primo passo, venendo incontro alle necessità degli anziani familiari, eventualmente assecondandone addirittura i possibili capricci. Credo però che noi, ultra-60enni ancora sani di corpo e di mente, dobbiamo almeno prendere atto del vero e proprio sconvolgimento sociale avvenuto in Occidente negli ultimi 50 anni, anche nella tranquilla Svizzera. A prima vista, può sembrare che non sia cambiato più di tanto, perlomeno nelle cittadine elvetiche: incontri di famiglia in tutte le feste comandate, passeggiate insieme ogni fine settimana, figli che studiano (anche soggiorni linguistici all’estero), fedeli che vanno a messa la domenica (seppure sempre meno!), recite dei bambini a fine anno scolastico oppure a Natale, uscite dei genitori la sera con la babysitter che tiene i figli, papà che accompagna la figlioletta a giocare a tennis o a scuola di ballo, chiacchiericci sulle ultime partite (dell’Ambri-Piotta piuttosto che del Milan), sulle ultime o prossime elezioni… Ma a parte che tutto ciò è la fotografia di una classe medio-alta che certamente non ha più la sicurezza del proprio futuro economico-professionale come l’avevamo noi[4], il cambiamento gigantesco rispetto a 50 anni fa è di tipo logistico: spostamenti infiniti per andare e tornare dal lavoro, donne che lavorano tutte (e faccio solo due esempi)…. per cui la vita dei “giovani” 30-50enni è diventata talmente complicata che certamente non possiamo, noi della generazione precedente, complicarla ulteriormente scaricando su di loro i nostri problemi[5]
Insomma, siamo noi anziani a doverci prendere in mano (perlomeno quelli fra noi che riescono a far fronte alle proprie necessità dal lato economico)… senza aspettare la manna dal cielo (le istituzioni) e senza condizionare le successive generazioni.
Ultimo breve commento in relazione alla domanda “come si vive il rapporto intergenerazionale?”. Ho accennato alla dimensione famigliare o comunque privata. Ma esiste anche quella professionale, e cioè: cosa succede negli ambienti di lavoro fra “giovani” e anziani lavoratori, over60, costretti a rimanere attivi per effetto del continuo rialzo dell’età pensionabile[6]. Capitolo a sé, che rientra piuttosto nella logica del successivo punto 3.
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3.
C’è qualche cosa da cambiare al rapporto intergenerazionale? All’interno della documentazione europea, all’indirizzo http://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=89&langId=it&newsId=860, si può leggere che “il 6 settembre 2010, la Commissione europea ha proposto di chiamare l’anno 2012 «Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni». Tale iniziativa mira a migliorare le opportunità d’impiego (emploi, job) e le condizioni di lavoro delle persone anziane, sempre più numerose in Europa, in modo da aiutarle a svolgere un ruolo attivo nella società……”. Belle parole che condivido in pieno ma che, stando alla realtà dei fatti, lasciano un po’ l’amaro in bocca.
3.1 Aspetto lavoro
Dalla semplice osservazione appare abbastanza chiaramente che non vi sono molti datori di lavoro disposti ad assumere dipendenti ultracinquantenni (in realtà, nel miglior dei casi la soglia critica per le probabilità di assunzione si colloca, e non certo solo da oggi, attorno ai 40 anni). Ogni regola ha le sue eccezioni ma personalmente, ne ho conosciuto una sola, in modo del tutto del casuale, su tutto l’arco del 2011. Si trattava di un ultrasessantenne, assunto ad un posto dirigenziale nell’area di Zurigo da una società del settore cucine componibili, grazie alla sua esperienza pregressa. Esperienza, parola carica di speranze… spesso deluse per il personale impiegatizio[7]; esperienza che il più delle volte soccombe di fronte all’antagonista di sempre, cioè la mancata dimestichezza con le ultime tecnologie, alla quale l’impresa dà moltissimo peso. Proprio ora, mentre sto scrivendo, mia moglie sta preparando i dolci natalizi con un’aiutante improvvisata, una cinquantenne ex-segretaria plurilingue, con provata esperienza, che cerca lavoro da quasi tre anni. A questo proposito, mi torna in mente un’altra circostanza. Circa un anno e mezzo fa, durante un incontro con gli amici del mio gruppo[8], stavamo parlando degli over50 che fanno fatica a reinserirsi sul mercato del lavoro; accennai allora all’idea di contattare qualche industria del posto, magari per uno scambio d’idee sull’eventuale reinserimento in attività in proprio per i dipendenti in esubero… Non ebbi neanche la possibilità di formulare il concetto. Una partecipante del gruppo, ex-imprenditrice, tagliò corto: “ma cosa vuoi che c’entrino le imprese…”, sentenziò perentoriamente!
In realtà, solo le imprese possono “fare qualche cosa”, non certo lo “Stato” il cui ruolo non è di improvvisarsi datore di lavoro con la creazione di posti di lavoro a finalità “sociale”, che comportano poi notevoli costi per la collettività. Perché mi dilungo sull’argomento? Forse perché potrebbe rientrare nella vocazione di un’istituzione riconosciuta, come la Fondazione Pro Senectute, appoggiare, non con soldi ma con l’avallo del proprio sostegno morale, un’ipotetica iniziativa privata diretta a creare una sinergia con gli ambienti imprenditoriali per il recupero degli over50 che perdono il lavoro.
Sicuramente esiste anche l’ostacolo della mentalità che non facilita l’intento, sopra richiamato, della Commissione europea diretto “a migliorare le opportunità d’impiego e le condizioni di lavoro delle persone anziane”. Quanti sono i neo-pensionati seriamente interessati a rimanere nel mondo del lavoro, seppure a tempo parziale oppure saltuariamente? Quanti hanno l’ambizione di valorizzare le proprie doti, professionali o manuali, in età avanzata? Ognuno si farà un’opinione in base al proprio vissuto, ai contatti avuti con altri… A me viene in mente un solo esempio positivo al riguardo. Un idraulico in età di prepensionamento che, l’inverno scorso, mi parlava di un suo progetto di cambiare completamente strada, prestando forze ed opera in Africa.
Volendo essere ottimisti, dando per scontato che molti anziani vogliono rimanere attivi oppure sono disponibili per adoperarsi magari in ambito umanitario, il primo passo da compiere è riuscire a scovarli! Serve un apposito strumento tutto da inventarsi, cosa però del tutto fattibile, meglio con il sostegno, morale e di simpatia, di un’istituzione conosciuta (Pro Senectute?).
3.2 Aspetto tempo libero
Lasciando ora da parte l’aspetto lavoro, domandiamoci che cosa serve davvero agli anziani, cosa cercano? Fondamentalmente occasioni di passatempo (parola che ho sentita tante volte). Sulla carta sembra tutto perfetto. Nel Canton Ticino, esiste un’infinità di gruppi, di iniziative per il tempo libero (non necessariamente creati per gli anziani ma accessibili anche a loro). I quotidiani (che sono molti rispetto alla dimensione del territorio) e le pubblicazioni settimanali (due per il solo Mendrisiotto) danno parecchio spazio agli annunci di incontri, conferenze, eventi vari.
Eppure quando è stata lanciata l’anno scorso l’idea del Club over60, ribattezzato successivamente Giovani di Spirito, le telefonate di potenziali interessati/e sono state davvero tante …. ma quasi tutte da single, vedovi/e o separati/e, che speravano di trovare il compagno o la compagna, per poi sparire dalla circolazione una volta raggiunto l’obiettivo. E’ risultato praticamente impossibile rispondere con proposte concrete al (latente?) bisogno di “socializzare”, a causa dell’estrema eterogeneità socio-culturale del gruppo e forse della quasi totale assenza di particolari interessi di molti partecipanti. Qualche esempio: nessuno si è iscritto ad una gita di una giornata appositamente organizzata per il gruppo in Val Verzasca. Per un certo periodo di tempo, gli incontri si sono svolti presso un pubblico esercizio dotato di bocciodromo: ebbene una sola volta alcuni hanno giocato a bocce! Nel febbraio 2011 ad un workshop d’informatica organizzato nell’ambito della Pro Senectute a Lugano, si sono presentati solo 3 dei “nostri” (oltre al sottoscritto e il co-organizzatore). E questi sono solo alcuni esempi di mancata recettività.
Ai primi di novembre 2011, avendo saputo dell’esistenza del Gruppo Anziani Genestrerio, ho chiamato   la responsabile, signora Paola Conconi, per sentire come funzionava. Risposta: “per un po’ siamo andati avanti ma la partecipazione è sempre stata scarsa, alcune proposte specifiche (visita di musei) hanno riscontrato pochissimo interesse. Oggi il Gruppo praticamente non esiste più, comunque i partecipanti erano molto anziani”. Pochi mesi prima avevo avuto contatti con il signor Pierfranco Pagani, che si occupa del Circolo degli anziani di Pregassona, una bellissima iniziativa con una vera e propria struttura, un sito internet. Il Circolo esiste da parecchi anni… però sono persone molte anziane, così mi disse un nostro “socio over60” che ha partecipato ad un loro pranzo. Lo stesso discorso (persone troppo anziane) l’ho anche sentito dire per il Centro anziani di Vacallo e addirittura per i gruppi dell’ATTE, associazione ticinese terza età. Un’altra critica molto ricorrente nei confronti dei vari gruppi per anziani è stata: “Dappertutto fanno la tombola; a me, giocare a tombola non piace…”.
3.3 Prima conclusione
Dopo averne parlato con altri, mi pare che l’insegnamento che si può trarre dall’osservazioni dei fatti sia questo: Gli over60 disposti a socializzare (nel senso che non si accontentano della relazione 1:1 solo fra due individui) dovrebbero poter entrare in gruppi composti di persone unite da comuni affinità o interessi, a prescindere dall’età. Ciò sarebbe sicuramente consono con il concetto stesso di intergenerazionale, parola che presuppone l’esistenza di un rapporto (fra le generazioni, appunto), non certo l’isolamento o l’auto-isolamento degli anziani in comparti separati.

Ma naturalmente fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
3.4 Cosa si può, si dovrebbe fare – Come procedere? - A chi tocca?
Le associazioni già esistenti sono numerosissime sia nel Canton Ticino che nelle zone limitrofe della vicina Italia. E’ relativamente facile reperirle (di solito attraverso gli spazi web dei vari Comuni) e capire cosa fanno. La maggior parte di esse hanno uno scopo che implica di per sé la socialità. Quindi è probabile che la persona in possesso di un collegamento internet che cerca amici, ad esempio per giocare a scacchi piuttosto che a bridge, riesca a trovare nelle sue vicinanze qualche club o circolo che punta su questo tipo di attività…. Lo so, le cose non funzionano così, fra gli anziani molti non hanno un collegamento internet, fra i giovani dilaga ormai la smania dei giochi via internet, non cercano necessariamente la compagnia di persone in carne ed ossa. Ma, soprattutto, anche fra le persone molto estroverse, vi è una forma di remora psicologica, nessuno vuol fare il primo passo, nessuno vuol far vedere di aver bisogno dell’altro. Parlo un po’ per esperienza personale. Come ho detto in precedenza, ho avuto l’anno scorso molte telefonate di gente che aveva letto l’annuncio sul Club amici over60. Mi arrivava la chiamata ma tante volte era come se dall’altra parte non ci fosse nessuno… oppure si sentiva un “pronto”, quasi con l’angoscia nella voce. Certo, si può immaginare che chi si rivolge ad un ente o ad un circolo con uno scopo ben preciso (gioco del bridge o degli scacchi) si senta meno a disagio…. Però, rimane il fatto che sono tante le persone non abituate (o disabituate trattandosi di pensionati) a prendere il telefono o a farsi avanti in un altro modo.
Pertanto, per poter coinvolgere su ampia scala gli anziani in attività sociali, nello spirito dell’operazione “anno intergenerazionale 2012”, ci vuole un vero e proprio meccanismo che serva da spinta.
A tal fine, i promotori di operazioni culturali o simili, comunque non a scopo di lucro, privilegiano in genere la formula degli eventi, che si concretizza il più delle volte in una serie di incontri, conferenze, mostre e altri workshop, ecc., insomma in un susseguirsi di manifestazioni, spesso fine a se stesse, comunque guidate, telecomandate dagli organizzatori …. però senza che fra gli stessi partecipanti possa mai nascere quella dinamica di contatti diretti, in grado di durare nel tempo (come invece succede in una classe di liceali che continuano a vedersi al termine degli studi, al limite per tutta la vita). Così, la formula degli eventi in sequenza ben difficilmente consente di raggiungere lo scopo vero dell’operazione “anno intergenerazionale 2012”: ottenere cioè che gli anziani si relazionino a vicenda, anche con persone delle generazioni successive, rimanendo quindi attivi, almeno in parte.
In Italia, alcuni gruppi per anziani tentano addirittura di attuare veri e propri corsi (quasi sempre di computer), quindi cicli formativi con una certa continuità nel tempo, ma probabilmente senza domandarsi se, al termine, gli “allievi” manterranno i contatti fra di loro (ammesso e certamente non concesso che abbiano la pazienza di completare il corso fino in fondo…).
Si tratta perciò di inventarsi altre vie per raggiungere lo scopo della socialità e per rafforzare le relazioni fra le generazioni.
Personalmente ritengo che l’approccio da seguire sia questo: individuare per ogni territorio (Bellinzona, Locarno, Lugano, Mendrisiotto) una persona di età compresa fra i 50 e 60 anni, quindi anagraficamente a metà strada fra i “giovani” e i “vecchi”, magari un ex-dipendente appoggiato dal suo ultimo datore di lavoro, ma comunque qualcuno che conosca anche la realtà economica (non dimentichiamo che l’iniziativa Anno Intergenerazionale 2012 mira non solo alla cultura e al tempo libero ma anche “a migliorare le condizioni di lavoro delle persone anziane”). Tale persona servirebbe da punto di riferimento sul suo territorio per le tante iniziative, anche a sfondo imprenditoriale, che possono interessare gli anziani ma non solo, ad esempio: gite di fine settimana in comitiva (con pulmino, non con macchine private); creazione di una rete di ritrovi presso pubblici esercizi convenzionati; importazione diretta di prodotti come libri, dolci con successiva consegna ai “soci” e alle case per anziani; selezione di artigiani della zona disponibili per eseguire lavoretti in casa; aiuto all’uso dei moderni mezzi di comunicazione; selezione di palestre con offerta per anziani; scambi di servizi fra vicini (per occuparsi degli animali di casa e/o delle piante in caso di assenza); avviamento di trattative con proprietari di terreni (non necessariamente dei Comuni) per individuare zone idonee per l’impianto di orticelli per pensionati… Insomma tutto un programma, ovviamente con il supporto di un apposito spazio web per ogni zona geografica, e la possibilità di inserimento di annunci per chi cerca partner (per giocare a bridge piuttosto che a scacchi, tanto per rifarmi all’esempio di prima)…. ma, attenzione, puntando sempre sulla finalità di contatti fra persone in carne ed ossa (approccio quindi ben diverso dai blog e social network che hanno stufato parecchia gente… non solo anziana).
Mi rendo conto che la prima reazione di chi avrà letto l’elenco (forse un po’ disordinato) che precede potrà essere questa: ma i soldi per tutto ciò chi li tira fuori? Domanda sbagliata! La tendenza, purtroppo troppo diffusa di fronte ad ogni proposta fuori dagli schemi, è spesso quella di voler mettere il carro davanti ai buoi. Trattandosi del terzo settore, il problema grosso è quello di reperire le persone giuste, disposte cioè a darsi da fare, quindi le risorse umane prima ancora di quelle finanziarie, che poi si trovano se vi è la fiducia.
Aspetto collaterale: sarebbe del tutto sbagliato pensare che i suddetti coordinatori (punti di riferimento), fondamentali per il successo dell’operazione, debbano lavorare gratuitamente… Le possibili formule di retribuzione sono tante (non è certo il caso di entrare nel merito a questo livello), ma bisogna togliersi dalla testa innanzitutto le false “ricette”, tipo banche del tempo (tantissime a Milano, in Ticino c’è “scambi di favore”) o ancora “Innovage” (chi ha orecchie per intendere capirà), ma anche la manna che cade dal cielo (lo “Stato” à già troppo sollecitato).
Il primo passo? Premesso che niente potrà succedere fin tanto che non saranno disponibili i suddetti quattro coordinatori di zona, perché lo sponsor ideale (Pro Senectute) non prova a contattare l’aiti, Associazione Industrie Ticinesi?

scritto da Max Ramstein, Mendrisio, ideatore del Club Giovani di Spirito



[1] particolarmente significativi i passaggi su fondo giallo a pagine 2 e 3 del documento europeo
[2] anche se il “problema” è sicuramente più acuto nei Paesi europei privi di un meccanismo equivalente a quello svizzero delle prestazioni complementari
[3] prevalentemente del Mendrisiotto
[4] l’attuale economia è terziarizzata con saturazione dei bisogni (anche se nessuno osa pronunciare la parola)
[5] …anche perché siamo stati noi all’origine dell’attuale società, con tutte sue storture, volendo ed alimentando la spirale dei consumi
[6] più un problema UE che non CH, pensiamo soprattutto ai lavori logoranti, alienanti…
[7] un paio di anni fa, la questione è stata affrontata al telegiornale della Svizzera francese
[8] cosiddetto “Giovani di spirito